In questi giorni, mentre preparavo l’interrogazione sull’Eco-punto, rivedendo le foto che avevo scattato nella zona delle vigne nei pressi del “Belvedere”, dove purtroppo di bello resta davvero poco, mi è capitato di pensare, di riflette sulla bellezza. La bellezza di una eredità secolare che ci siamo ritrovati, forse non meritandola a questo punto, che fa da contraltare alla bruttezza delle trasformazioni che gli stiamo imponendo, per sciatteria o semplicemente per incompetenza, sacrificando all’altare della “spending review” o della più nostrana “soldi non ce ne sono” l’unico bene che forse ci potrà ancora salvare.
L’Ecopunto, così è stato battezzato con amara ironia, ciò che somiglia più ai residui di un cantiere abbandonato, il risultato inquietante del passaggio di un evento bellico, un non luogo che segna l’accesso alla “bellezza” per eccellenza, a quel patrimonio che l’Unesco ha dichiarato diversi anni fa patrimonio mondiale dell’umanità, al vulcano più alto d’Europa dal nome Etna.
Se penso solo per un’istante ai luoghi della mia adolescenza, alle vigne e alla spensieratezza delle giornate trascorse tra piazza “Aretusa” e lo slargo di Piano Fiera, al paese che ho attraversato in bici, alla sempreverde villa comunale che segnava instancabilmente il tempo con il suo solenne datario, oramai rimasto solo nelle vecchie foto ingiallite di un ricordo di matrimonio dei miei genitori; se penso che molte di quelle certezze quotidiane, certezze di un paese normale, oggi sembrano un lusso irraggiungibile, mi viene di chiedere da chi sono state rubate, ma soprattutto chi è disposto a lottare per riaverle, chi è disposto a fare sentire la sua voce, insieme a quella di altri per farla diventare un vero e proprio coro di indignazione contro l’indecorosa sopravvivenza, a cui siamo stati relegati.
Ognuno di noi è chiamato ad indignarsi e difendere quelle bellezze di cui siamo ereditieri, non possiamo più, o almeno non ce lo possiamo più permettere, di lasciare all’ottusità di una politica che ci sta togliendo pure l’anima la gestione delle nostre vite, del nostro futuro; una politica che ci sta portando inesorabilmente verso il baratro e che ha le sembianze di un “curatore fallimentare”, che pretende pure di essere pagato profumatamente. #alziamolatesta #avanticondignità
Agatino Scardina
(consigliere comunale)
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