Non è più sopportabile lo smodato e ridicolo sfidare il virus con “esibizioni di ottimismo”, aprendogli le porte di casa nostra anziché temerlo, per isolarlo e per spezzarne la vertiginosa progressione; siamo arrivati in queste ore a rinnegare i nostri stessi figli, che nella paura di rimanere isolati in un luogo lontano da casa, un luogo che forse non li ha accettati fino in fondo, rientrano tra le sicure mura domestiche che qualche anno prima forse gli erano state strette; sbagliano sicuramente portando con sé la paura ed il rischio per i loro cari più fragili, ma chi può giudicarli? Un solo grido si leva da più parti, rimanere a casa, evitare i contatti e soprattutto cambiare stile di vita, adeguarsi alle nuove condizioni. Nessuno di noi era preparato a questo tipo di eventi, nessuno ha mai preso in considerazione la possibilità di trasformarsi in esseri asociali, soprattutto in questo preciso momento di picco del mondo social. Siamo tutti connessi, legati da una fitta rete sociale.
Di errori ne sono stati commessi parecchi: da parte delle Istituzioni, oggi in stato confusionario, che in un primo momento non hanno dato la giusta importanza a ciò che stava accadendo in un paese, la Cina, che sembrava troppo lontano, ma che ci siamo accorti essere vicina e temibile; dei mezzi di comunicazione, che hanno troppo facilmente archiviato la “questione coronavirus”, addebitandola solo ai vecchi e a coloro che avevano diverse patologie, come se fossero sacrificabili sull’altare di una non tanto precisata “vita sociale”; di tutti noi che non sappiamo rinunciare alle piccole certezze quotidiane, a cui eravamo abituati; di noi genitori che ci stiamo dimostrando troppo sottomessi alla volontà dei nostri figli, che si sentono immuni ed invulnerabili, mettendo invece a repentaglio la vita dei soggetti più fragili.
È arrivato il momento di fare ognuno la propria parte, di rispondere al richiamo del dovere civico, che da troppo tempo è stato sopito dall’egoismo dei diritti, di adeguarsi ai sacrifici che ci vengono richiesti; il momento di dimostrare che una comunità sa essere all’altezza della sfida che ci si è parata davanti, oltretutto abbiamo l’eccezionale esempio di medici e infermieri, che combattono da parecchio tempo in prima linea questa “guerra”, rischiando di persona per sopperire alle inefficienze di un sistema sanitario ridotto all’osso, soprattutto nel meridione.
Allora è giunto il momento di levare un solo grido contro la diffusione dell’epidemia, abbiamo davanti a noi l’opportunità di mostrare, ancora una volta, la nostra parte migliore, dimostrando che anche in situazioni di emergenza possiamo trarre importanti opportunità di riorganizzazione e ristrutturazione positiva delle nostre comunità…abbiamo un comune dovere civico.
Agatino Scardina
(Consigliere Comunale)
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