#ultimogiornodiscuola

Stiamo vivendo un tempo inedito, che passerà alla storia per la sua eccezionalità. Un’intera nazione chiusa in casa che solo da poche settimane sta vivendo una lenta ripartenza; ogni settore sia pubblico che privato prova a rialzarsi, a togliere le ruggini che si sono accumulate in tre mesi di blocco per far girare nuovamente gli ingranaggi della propria attività. L’unico settore che è stato chiuso per primo e che purtroppo sarà l’ultimo a ripartire è la scuola, con i suoi più di 8 milioni di studenti. L’epidemia da Covid-19 ha mostrato la grande forza e tenuta del nostro sistema scolastico, fatto da migliaia di docenti e dirigenti scolastici che in pochi giorni si sono dovuti reinventare una nuova modalità didattica, guidando i nostri ragazzi in mezzo a questo mare in tempesta, tenendo sempre la barra dritta. Abbiamo avuto numerosi esempi di insegnanti che con talento e spirito di iniziativa hanno cercato di riportare i nostri figli ad una “dimensione più umana“, più tollerabile, che facesse sbiadire il senso di smarrimento e paura che hanno vissuto nelle fasi iniziali dell’emergenza.
Chi governa la nostra comunità però non è stato all’altezza di tanto impegno ed eroismo quotidiano del nostro corpo insegnanti, perché non ha saputo coordinare e guidare con la giusta determinazione una popolazione smarrita, impaurita dalle crude immagini che ci venivano dal fronte di guerra (gli ospedali del nord); non è riuscito nemmeno a restituire anche solo piccoli segnali di normalità, come poteva essere la proposta di donare un ultimo giorno di scuola ai nostri ragazzi, a coloro che stiamo indebitando per i prossimi 30 anni. Forse si era troppo impegnati o incastrati tra le “sabbie mobili” delle nomine a qualche posto di sottogoverno o a riempire le due caselle assessoriali, per garantirsi una dolorosa sopravvivenza.
Viviamo di segnali e simboli di speranza che ci consegnano la prospettiva di un domani diverso, migliore, come le ottimistiche frasi iniziali o l’arcobaleno con su scritto “andrà tutto bene“, in cui sopratutto i più piccoli si sono cimentati. Ecco cosa voleva rappresentare metaforicamente il saluto in presenza dell’ultimo giorno di scuola, un ipotetico arcobaleno che avrebbe proiettato i nostri piccoli e grandi studenti lungo il colorato arco che li avrebbe catapultati all’inizio del nuovo anno scolastico. Un ultimo arrivederci fatto di sorrisi e rassicuranti parole di speranza, un modo per abbracciare e ringraziare simbolicamente i nostri insegnanti.

                                                                                                                Agatino Scardina                                              (Consigliere Comunale)

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